Come pensereste che potrebbe rispondere un cittadino romano all’ipotetico sondaggio che gli ponesse ex abrupto questa domanda: «La Roma di Gualtieri ti sembra migliore della Roma di Raggi?». Intuitivamente e empiricamente credo che la maggioranza risponderebbe di non trovare alcuna differenza.

Roberto Gualtieri, sindaco di Roma – Licenza CC BY-SA 3.0.

Bisogna concedere molte attenuanti al nuovo sindaco, partendo dalla forse cinica osservazione che Roma forse è irredimibile, che le concrezioni corruttive, le distorsioni negli appalti, il combinato disposto dell’incrocio mafia/colletti bianchi, ha reso ingestibile il Governo della Città. Ma di certo l’effetto “cento giorni” non si è visto. Il nuovo sindaco aveva promesso una città pulita per Natale ma si è trovato a metà maggio a riunire d’emergenza i presidenti di circoscrizione del suo partito constatando che la situazione della raccolta dei rifiuti è ancora cancerosa. Ha dovuto rilanciare con la proposta del termovalorizzatore, una parola che riassume molti sottotesti, sapendo perfettamente che il suo ingresso a regime va atteso tra 5-6 anni. Ovviamente quando lui non sarà più sindaco e se dovessimo applicare i tempi del progetto per il nuovo stadio della Roma (ora ipoteticamente ubicato a Pietralata) il progetto si sposterebbe ancora più in là.

Cantieri della Metro C a Roma -foto Mika Stetsovski – CC BY 2.0.

In campagna elettorale aveva promesso “la città in 15 minuti” quando una recente statistica ha mostrato che un romano per un singolo parcheggio ne perde 35. Nel frattempo la città è cantierizzata il che potrebbe anche essere un bel rilancio se i nuovi lavori non correggessero i vecchi (fatti male con appalti al ribasso). Un esempio classico è via Nazionale dove il “togli i sampietrini, rimetti i sampietrini, ritoglili…” è diventato un grottesco balletto manutentivo. Anche il termometro sulle metropolitane volge al peggio tra corse annullate, scale mobili fatiscenti, il continuo inseguire una presunta normalità. Il confronto con la metropolitana di Milano, che oltretutto copre quasi tutta la superficie della città, è ovviamente impietoso.

E poi l’onda lunga degli scandali si sussegue, in una linea di continuità immarcescibile. Lo scandalo della nuova Fiera di Roma con manager di nome sotto inchiesta per un danno erariale da 250 milioni è un ulteriore macigno per l’idea credibile del restyling della città. Soldi che andranno a pesare nel bilancio municipale oltre che sulle tasche dei romani. Giudicata invalida la vecchia Fiera se n’è progettata un’altra che già dimostra la propria obsolescenza. La conseguenza è che vivere a Roma per il peso delle tasse sui rifiuti, dell’addizionale comunale e dell’addizionale regionale, per il costo degli affitti e delle case, è diventato un assoluto lusso.

Difficile distinguere quanto ci sia di Raggi e quanto di Gualtieri nell’attuale sconsolante quadro, sicuramente non è impresa facile. Quando scopri ad esempio che i lavori al Palazzetto dello Sport Flaminio hanno subito uno “stop and go” perché la prima tranche ristrutturativa era parziale e incompleta, insufficiente per autorizzare l’apertura dell’impianto, sei preso da una sorda rabbia indirizzata genericamente verso il Governo della città, al disotto di ogni aspettativa. Gualtieri ha un vantaggio sulla Raggi. Non cambierà un numero così alto di assessori e ha un partito più solido alle spalle anche se di incerta e cangiante ideologia.

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