La sconfitta della linea muro contro muro per far vincere la guerra all’Ucraina, è morta; gli USA, dopo aver invitato Kiev a dichiarare pubblicamente di voler negoziare con Putin, hanno chiuso subito l’incidente di Przewodow rimbrottando il Presidente Ucraino, infine hanno escluso no-fly zone e interventi diretti della NATO. Il giorno dopo, per fugare ogni dubbio, hanno affermato che una vittoria militare dell’Ucraina sulla Russia è estremamente difficile, rafforzando la posizione di chi sostiene l’Ucraina vada aiutata ma non armata.

Recep Tayyip Erdoğan-Foto libera da Pixabay

Erdogan ha preso la palla al balzo e, col tempismo che lo contraddistingue, ha lasciato per primo il G 20, anticipando che le grandi potenze hanno deciso di focalizzare la loro attenzione sui negoziati di pace (il periodo invernale comporterà il rallentamento delle operazioni belliche). In questo modo si è confermato nel ruolo di arbitratore che avrebbe dovuto essere dell’Unione Europea. Mesi fa scrissi che gli USA profondi non erano particolarmente interessati all’Ucraina ed erano Media e intellettuali progressisti a chiedere di battere sull’incudine; l’annunciato cambio di rotta non creerà dunque problemi a Biden, tutt’altro. Qualcuno, inclusi molti deputati dem, gli consigliavano, da un po’, cautela e silenzio; ora, perso il Congresso e mantenuto d’un soffio il Senato, deve tenere conto del rilancio di Trump e per questo non si è fatto sfuggire l’occasione per mettere in riga Zelensky. Il Presidente dell’Ucraina non ha gradito e chiesto di condurre una propria perizia sui resti del missile caduto in Polonia, probabilmente non ha avuto dal G20, in particolare dal bilatere USA-CINA, le conferme che attendeva.

La Von der Leyen, da un po’, si astiene dal parlare sull’Ucraina, forse per nascondere crepe all’interno della Commissione; il Governo Meloni soffre la posizione del M5S fermo sulla linea “aiuti non armi” e Conte, dapprima in sbandierata solitudine, vede aumentare le simpatie e acuirsi la crisi del PD. Il fatto è che l’UE potrebbe ritrovarsi emarginata nei futuri negoziati diplomatici, la criminalizzazione pubblica della Russia e del suo Presidente in persona, da parte di Ursula Von del Leyen, Charles Michel e Roberta Metsola pesano più della linea oltranzista sull’invasione. Ogni finestra di dialogo fu immediatamente chiusa e i tentativi individuali, di alcuni Capi di Stato dell’Unione, furono bollati come rottura della linea della fermezza. L’UE impose sanzioni radicali alla Russia e i suoi vertici più volte invocarono la vittoria militare dell’Ucraina.

“Istanbul, Turkey” di jasonhung1113 – Public Domain Mark 1.0.

Se i negoziati si svolgeranno in Turchia, sotto l’ospitalità e il segno del Presidente, l’UE sarà ulteriormente svantaggiata, Erdogan è l’unico Capo di Stato europeo ad aver rifiutato di chiudere i ponti con Putin pur condannando l’invasione Russa. Forte dell’accordo leonino sulla rotta balcanica dell’immigrazione in UE, Erdogan è andato per la sua strada traendo benefici politici ed economici dal suo dialogo con la Russia, anche per la Comunità internazionale, visto che l’accordo sul grano è merito suo. Berlusconi, diverse settimane fa, è stato messo all’indice per aver detto quello che la maggioranza degli Italiani probabilmente pensa, ora gli USA si accingono ad assumere quella posizione per via diplomatica. Alla fine potremmo accorgerci che le Nazioni Europee hanno pagato l’oltranzismo della Triade istituzionale con crisi economica ed energetica, impennata dell’inflazione, e, forse, futura crisi politica, mentre Erdogan e USA si occuperanno di interessi geopolitici e ricostruzione dell’Ucraina perchè alfieri di tregua e pace. Il problema era la collocazione internazionale dell’Ucraina e la creazione di una fascia politica-territoriale di rispetto fra Nato e Russia non il Donbass e la dipendenza energetica dell’UE dalla Russia.

 

Foto di apertura: “Joe Biden” by marcn is licensed under CC BY 2.0.