Nell’estate italiana vanno particolarmente di moda le arene, un contentino per chi resta in città, non certo una scorciatoia per gli appassionati di cinema, per non dire dei cinefili. Cavalcano l’onda del biglietto a 3,50 euro per i film italiani e/o europei. Più che fenomeno è quasi inflazione. Si può dire che non ci sia quartiere e sottoquartiere di Roma che non ne ospiti una, a volte urtando contro il peso della burocrazia. E parliamo di aggregati urbanistici da 200.00 e più abitanti. Gli organizzatori dell’Arena Aniene a esempio, alla vigilia della loro sospirata prima, si sono visti chiedere dalla Municipalità un esborso di 36.000 euro per occupazione di suolo pubblico. Cifra ovviamente non pagata perché non sarebbe stata ripagata che dall’incasso impossibile di 10.000 biglietti. Un fenomeno a parte i ragazzi di Piazza San Cosimato che hanno goduto del contributo di Roma Capitale occupando militarmente i locali del Campidoglio fino all’ottenimento del sospirato assegno.

“Nuovo Sacher” di mcalamelli – licenza CC BY-SA 2.0.

Con il rammarico e la malcelata espressiva invidia dei concorrenti meno fortunati. Partecipa al trend anche Nanni Moretti con il suo collaudato Nuovo Sacher che vira all’aperto. Ma cosa propongono le Arene? Film di qualità o di cassetta che un tempo sarebbero circolati nelle seconde e terze visioni a prezzo calmierato. E sono realmente così godibili quando la temperatura alle 21 di sera tocca i 32 gradi? Fanno parte ormai di un massivo fenomeno di massa, imitativo e socializzante che fa vincere lo spettacolo all’aperto su quello al chiuso. Vale per i concerti, per gli spettacoli teatrali e il cinema si adegua.

Ma le vere novità si possono gustare ancora nelle sale, su schermi meno improvvisati, con un’acustica migliore, godendo magari (per chi apprezza) della solitudine della visione e del non trascurabile apporto dell’aria condizionata (20 gradi contro i probabilissimi 32 sopracitati). Naturalmente la concorrenza è strisciante. I distributori fanno raramente uscire a agosto film di richiamo anche se l’eccezione è ovviamente Barbie che sta riscuotendo record d’incassi. Film da sala e non da arena ovviamente. Il pubblico accorre anche se il film è americano e quindi si torna a un prezzo d’ingresso normale. Potremo dire che tra una visione e l’altra quasi intercorre la stessa differenza tra una pellicola pure se vista su un home video tra le mura domestiche e una in sala. Lo stato di salute del cinema ovviamente passa dal botteghino e gli incassi delle arene sono corroboranti ma per gli appassionati, per lo zoccolo duro degli amanti del cinema, la direzione di fruizione è chiaramente un’altra.  La domanda che si può formulare è la seguente: il pubblico delle arene, terminata l’estate, affluirà nelle sale o si limiterà a questo consumo estetico stagionale e un po’ occasionale? Su questo interrogativo ruota il finale di stagione, la curiosità per le nuove uscite e anche la promozione statuita dal Ministero della Cultura che, guarda un po’, scadrà proprio all’ultimo rintocco d’estate. Il cinema è un’arte popolare che, dunque, non può prescindere dagli incassi. Ne sa qualcosa il povero Fellini che non trovò produttori per il suo sospirato ultimo film dopo il flop al botteghino delle opere immediatamente precedenti.

Foto di apertura:  Assistant08 – Opera propria, CC BY-SA 3.0, da commons.wikimedia.org