Oggi vorrei parlare delle periferie degradate, ma lo farò nello stile di questa rubrica: aspettatevi un pugno nello stomaco.

Premesso che tutte le periferie, di tutto il Paese, devono godere di tutti i servizi essenziali: la sicurezza, la sanità, la scuola, la raccolta dei rifiuti, i trasporti e anche lo sport. Se si chiamano servizi essenziali vuol dire che devono essere presenti ovunque e non c’è il seppur minimo motivo per cui alcune zone ne siano prive.

Fatta questa doverosa premessa, vorrei esprimere una certa perplessità quando, a fronte di fatti di cronaca anche molto efferati, si scopre dell’esistenza di zone del paese che vengono definite “periferie degradate” e, secondo molti, il problema può essere risolto soltanto buttandoci soldi dentro. Chi scrive, qualcuna di queste zonucce, per motivi che capirete alla fine, le ha bazzicate; quindi, pur non parlando da “esperto”, non parla neppure senza alcuna cognizione di causa.

Se una periferia è degradata, sicuramente una parte della colpa sta nella mancanza di servizi essenziali che, come abbiamo già detto, DEVONO essere garantiti ovunque, su tutto il territorio del Paese: non credo bisogni aspettare che violentino delle ragazze perché lo Stato si svegli.

Foto di Thomas G. da Pixabay

Però accade spesso che gli autori del degradamento siano proprio (alcuni degli) abitanti del quartiere stesso: non ne capisco il motivo, ma comunque ci sono persone che provano soddisfazione nell’imbrattare il proprio palazzo, lordare i muri della propria zona, sporcare, rovinare, rompere tutto. Se la giustificazione sta nelle condizioni economiche, vorrei riflettere sulla corrispondenza biunivoca tra povertà e disagio. In Italia ci sono milioni di persone che campano le proprie famiglie con mille euro al mese o anche meno e lo fanno in maniera assolutamente dignitosa, rispettando le leggi e insegnando ai propri figli a fare altrettanto.

Come facciano sinceramente non lo so: sono dei veri Eroi. Ma lo fanno.

Quindi non trovo una buona giustificazione nel danneggiare il proprio palazzo, il proprio quartiere, per il fatto di essere poveri. Anzi: si dovrebbe custodire con cura quel poco che si ha.

Non si può sempre giustificare tutto, tuttalpiù si può spiegare. Che è diverso. Se su un quartiere degradato lo Stato “deve investire”, si rischia di compiere una grossa ingiustizia sociale: mettere soldi nei quartieri poveri che (parte degli) stessi abitanti hanno degradato, lasciando fuori famiglie, zone, quartieri e periferie in cui la gente poverissima, ma onesta non imbratta e non distrugge.

Foto di Tumisu da Pixabay

Ci sono molte persone che anche nei comportamenti più efferati cercano di comprendere quali possano essere le motivazioni sociali e psicologiche che vi sottendono. Capire le cause dei fenomeni è sempre utile, se non indispensabile, ma capire non può e non deve giustificare sempre tutto. Vi può essere giustificazione nell’usare violenza nei confronti di donne o di persone anziane o deboli, come spesso accade da parte di alcune baby gang che allignano i certi quartieri? Se qualcuno mettesse le mani addosso alla mia nipotina dodicenne, sarò sincero: a me dei problemi che ha avuto l’autore di queste violenze non me ne frega assolutamente niente. Una Donna si porterà sempre dietro la violenza per tutta la vita.

Quindi per favore:

  • Garantiamo i Servizi Essenziali a tutti, proprio a tutti.
  • Puniamo in modo esemplare chi delinque, senza giustificazione alcuna: non si delinque. Punto.
  • Non giustifichiamo con la povertà e il degrado il comportamento illegale e irrispettoso, soprattutto nei confronti delle Donne, degli Anziani, delle Persone Fragili.
  • Non giustifichiamo con la povertà e il degrado il “diritto” di degradare ulteriormente il proprio quartiere.
  • Non avvantaggiamo i quartieri distrutti, sporcati e degradati da (alcuni degli) stessi abitanti.

Lo so: sarebbe più politically correct dire che bisogna capire, comprendere ed aiutare il delinquentello che mette il coltello alla gola della vecchietta per portargli via la pensione.

Sai! Poverino, ha avuto una infanzia difficile. Si certo! Ma c’è una marea di ragazzi che avuto una infanzia difficile, senza risorse. Io nell’Arma ne ho conosciuti molti.

Tutti ma proprio tutti siamo chiamati ad una scelta nella vita: qualcuno lo chiama Libero Arbitrio.

E di questa scelta siamo chiamati a rispondere.

Foto di apertura: Arbalete – Opera propria, CC BY-SA 3.0, commons.wikimedia.org
Quartiere Missaglia, zona della periferia meridionale di Milano