Un ulteriore aspetto del comportamento umano è un po’ all’opposto di quel che abbiamo descritto in precedenza. Il turbamento provocato da sogni foschi o pensieri neri o propaganda spudorata porta ad essere angosciati senza ragione e ad avere poca lucidità nel momento di effettuare scelte importanti personali e politiche. Un altro atteggiamento da evitare è quello di chi si fida degli altri, senza bene esaminare le conseguenze del suo fidarsi o, peggio, accettando di essere strumentalizzato. L’episodio epico più famoso è quello del Cavallo di Troia e, come ricordava Virgilio, l’ammonizione inascoltata di Laocoonte ai suoi concittadini: “Timeo Danaos et dona ferentes (temi i Greci anche se offrono doni)”. Nella vita personale ed ancor a maggior ragione nella politica internazionale chi davvero è un amico o alleato completamente disinteressato? Credo a livello personale pochissimi, si conteranno sulle dita di una o al massimo due mani; a livello internazionale nessuno. Se ricevo un dono è opportuno che mi chieda perché mi è stato offerto e se, anche solo implicitamente, mi obbliga ad una risposta oppure ad un comportamento volto a compiacere il donatore.

Israele 1947 – 1949 CC BY-SA 3.0, Collegamento

Visto il dramma in corso non possiamo esimerci dal riflettere sulla guerra in Medio Oriente. Il problema della convivenza fra Israele e Palestina è iniziato nel 1948 ed ha provocato alterne vicende: guerre, attentati, occupazioni, violazione dei diritti fino ad oggi; lo ricordiamo tutti. I palestinesi hanno una serie di rivendicazioni in parte giustificate, ma non riescono ad esprimere, dopo la morte di Arafat, una leadership democratica in grado di utilizzare la diplomazia come canale di trattativa. Soprattutto nella striscia di Gaza, ove sono concentrati più di 2 milioni di cittadini, essi sono di fatto rappresentati da un’organizzazione terroristica, Hamas, che è finanziata e supportata dai paesi della Lega Araba e in gran parte dall’Iran e che sembra del tutto disinteressata alla pace, anzi di fatto tiene in ostaggio la popolazione, non di rado utilizzandola come scudo.

Israele è da anni in crisi politica ed è gestita dal Presidente Netanyahu con una maggioranza molto conservativa, inquinata dalla presenza del partito intollerante degli ultra-ortodossi e con un programma che, per la prima volta, ha creato una forte contrapposizione nel paese con il tentativo di controllare la magistratura. Un’ulteriore decisione azzardata è consistita nel concentrare le forze armate nella Cisgiordania, per difendere nuovi ed intempestivi insediamenti coloniali (una vera provocazione per gli interessi palestinesi), sguarnendo l’area di Gaza. Scelte sciagurate, ma sono state effettuate valutando davvero i possibili rischi o solo per compiacere i votanti integralisti ed i coloni?

Foto di hosny salah da Pixabay

Approfittando di questa miopia politica e militare i terroristi di Hamas hanno preparato e lanciato un attacco con razzi e miliziani entrati sul territorio israeliano, con l’obiettivo codardo di uccidere o prendere in ostaggio semplici cittadini, ad iniziare dai giovani pacifisti riuniti nel rave presso il confine. È sempre più evidente, nonostante le dichiarazioni di rito, che l’Iran ha armato e addestrato i terroristi ed ha ispirato questa attività criminosa. Del resto da decenni finanzia gli altri terroristi di Hezbollah in Libano, che non hanno perso l’occasione per sparare dal Nord su Israele, supportando l’aggressione criminale di Hamas. Non sorprende né il supporto, né l’ispirazione dell’Iran. La retriva teocrazia che, anch’essa, tiene in ostaggio i propri cittadini, ha interesse a far fallire gli “Accordi di Abramo” fra Israele e i paesi del Golfo, anche per osteggiare l’Arabia Saudita e gli USA, storici nemici, e per mantenere viva la tensione contro Israele, paese che vorrebbero cancellare.

Ci si chiede però se i capi di Hamas hanno valutato se questi regali ricevuti non comportassero una compromissione per il loro popolo. Perché arrivano tante armi? Perché i combattenti vengono preparati nei campi militari collegati alla teocrazia? Sono solo regali disinteressati? L’eccidio realizzato resterà nell’immaginario collettivo a livello mondiale, ha provocato dolore e sangue per tante famiglie israeliane, è stato lodato dagli ayatollah, festeggiato dalla popolazione di Gaza, ma che utilità ne ricaverà il popolo palestinese? Un gruppo politico che davvero ha a cuore il suo paese non cerca l’effetto propagandistico, ma opera per l’interesse concreto presente e futuro della popolazione. Quanto è successo nei giorni scorsi, non è stato solo un crimine efferato, ma anche un atto inutile per l’interesse della Palestina e foriero di enormi danni per la popolazione di Gaza e forse anche della Cisgiordania. È evidente che, anche se mal governato, Israele è un paese con forze armate temibili, pertanto la risposta sarebbe avvenuta subito e sarebbe stata ingente. Infatti dopo due giorni è iniziato il blocco totale ed i continui bombardamenti di Gaza. Ne ha sofferto e ne soffrirà la popolazione civile, aumenterà il numero dei morti fra i palestinesi, ma soprattutto non si sarà fatto nessun passo avanti per la situazione.

L’orrore provocato in tutto il mondo (anche la Russia ha condannato l’azione terroristica) con gli attacchi proditori, la presa di ostaggi civili, l’uccisione di cittadini inermi; allontanerà molte simpatie dalla causa palestinese e comunque nessuno considererà un interlocutore credibile chi opera solo per garantirsi risorse, seminando il terrore. Se i capi di Hamas volessero davvero promuovere l’avvento di due paesi nella regione, utilizzerebbero la ragione per effettuare scelte a medio e lungo termine, tenendo conto delle condizioni al contorno, pertanto non avrebbero dato via a questa sortita crudele, politicamente controproducente e gravemente dannosa per i civili. Forse ci sono, fra questi capi, interessi di arricchimenti personali, di invidie e gelosie interne, di volontà di egemonia ad ogni costo. Situazioni che hanno fatto chiudere gli occhi sulle conseguenze; per ottenere arricchimento e rafforzamento essi hanno accettato di fare azioni che collimano con gli interessi dei finanziatori, ma sono effettivamente in contrasto con l’interesse della loro stessa popolazione.

Foto di apertura dell’autore