Credo che quasi tutti abbiamo visto questo bellissimo film della Cortellesi, che ha avuto un successo gigantesco.

Io non sono un critico cinematografico, ma soltanto un grande ammiratore delle donne con le quali ho lavorato in tutto il mondo, con quelle più sottomesse, discriminate e oggetto di violenze.

Quindi posso soltanto proporre qualche riflessione.

Foto di KaDeWeGirl – to Flickr as Marble Stele of Lysistrate, CC BY 2.0, commons.wikimedia.org

Lisìstrata «La realtà è che da quando è iniziata la guerra abbiamo pazientemente sopportato tutto quello che avete combinato voi uomini. Non eravamo felici, ma non si poteva parlare! Anche quando sapevamo che avevate preso una cattiva decisione su qualche problema importante. Abbiamo provato a chiedervi qualcosa, con pazienza, quando eravamo più tristi…» Lisistrata «facevamo buon viso a cattivo gioco. Poi però venivamo a sapere di qualche altra vostra idea, ancora peggiore delle precedenti, e di nuovo cercavamo di fare qualche domanda…»

Corinzia «È vero. Chiedevo a mio marito: come mai hai condotto questo affare in modo tanto stupido?»

Lisìstrata «Ovviamente lui ti rispondeva male…»

Critilla «Rispondeva: se non ti occupi di pulire e cucinare ti darò un sacco di botte. La guerra resterà un problema di uomini»

Questo è solo un piccolo estratto dalla famosa commedia di Aristofane, scritta 400 anni prima di Cristo. Come dice il film, le cose non erano cambiate nel primo dopoguerra, e non sembra siano molto cambiate ora.

Non è tanto la condizione femminile a rendermi triste ma l’ignoranza e l’imbecillità degli uomini che moltissimi di loro ancora dimostrano, con femminicidi, discriminazione e violenza. Io affermo che prima di tutto questi comportamenti maschili sono il frutto di una innegabile massa di uomini impotenti, oltre che stupidi. Però bisogna notare che questa commedia faceva ridere gli spettatori greci di allora, in un mondo nel quale le donne contavano quasi quanto le afgane di oggi. Allora forse anche gli uomini di allora ridevano perché già sapevano quanto le donne fossero importanti e intelligenti.

Il secondo aspetto del film è la celebrazione della responsabilità delle donne, che sopportavano discriminazione e violenza perché sono sempre state loro le responsabili della famiglia e dei figli e cioè della società umana.

Delia continua a sopportare per sua figlia. Molte femministe si indignano e si ribellano. Più che giusto, ma se non ci fosse stata la responsabilità delle donne perché sono loro a generare e difendere la vita, il mondo sarebbe stato un luogo molto peggiore di quello che già non è.

Delia non è una vittima stupida e sottomessa, Delia è una coraggiosissima combattente anche se è andata soltanto a votare – e non è fuggita con l’uomo che amava – e non ha urlato nelle piazze con gli striscioni o si è limitata a scrivere sui giornali o a fare le dichiarazioni politiche delle molte cosiddette femministe che chiacchierano solo ma che nelle periferie dimenticate ci sono andate ben poco. Il film della Cortellesi non è la storia e la compassione per la condizione delle vittime, ma un formidabile monumento per il loro impegno silenzioso in tutto il mondo, al quale dobbiamo il più grande contributo che ci fa restare esseri umani.

Uno spettatore ad una conferenza di De Gaulle esclamò “Morte agli imbecilli”, e il grande politico gli rispose “Vaste progamme” e il programma è rimasto vastissimo, come dimostrano i casi di Giulia Cecchettin, Giulia Tramontano e tantissime altre che subiscono violenza tutti i giorni e che sopportano, non perché sono stupide o deboli, ma perché sono fortissime e responsabili come Delia.

Denunciate e ribellatevi donne di tutto il mondo, ma non smettete di insegnare la responsabilità ai bambini perché non diventino uomini adulti, deboli e impotenti.

Foto di apertura di Maxpoto – https://www.youtube.com/watch?v=bJjdlQkWOJc, Copyrighted, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=9931927