Cara Greta, mi chiamo Carlo, ti scrivo dall’Italia e sono circa 34 milioni di minuti che affliggo questo pianeta con la mia ingombrante presenza.

Insomma, appartengo alla categoria che voi ragazzi, dispregiativamente, chiamate Boomer.

Potrei soffermarmi su quanto siano stati fondamentali i Boomers per costruire le tue libertà: se tu fossi venuta prima di noi e avessi solo pronunciato “Sciopero dalla Scuola” saresti stata presa a poderosi calci nel sederino.

Fino a prima di noi, “giovani” era un aggettivo (giovane operaio, giovane ingegnere, ecc.): con noi Boomers è diventato un sostantivo, anzi una vera e propria categoria sociologica, titolare di propri diritti sociali e democratici. Quelli di qui oggi tu godi.

Quindi io ti(vi) chiedo rispetto per noi.

Anzi venerazione. Meglio!

Ma non mi voglio soffermare più di tanto sul dibattito generazionale, ma sul tuo “Core Business”: l’ambiente. Più precisamente sul bla, bla, bla.

Tu chiedi che i Boomers facciano e non chiacchierino. Ooooook! Come darti torto?

Ma tu che fai? Hai mai fatto proposte concrete?

Chiariamo: “Stop al Riscaldamento Globale”, per quanto assolutamente condivisibilissima, NON è una proposta concreta.

Chiedere lo Stop al Riscaldamento assomiglia molto ad invocazione della pace nel mondo. Quella tante volte auspicata, con un ampio sorriso, da varie Miss Italia, Miss Mondo e, ne sono certo, Miss Svezia.

Mi sa che nessuna banda di guerriglieri si sia mai convinta a mettere i fiori nei propri fucili, commossi dagli appelli di Miss Italia in TV.

Molti potrebbero obiettare che tu hai posto alla ribalta un gravissimo, e quantomai reale, problema. In realtà non è neppure esattamente così: l’opinione pubblica si sta muovendo solo ed esclusivamente perché il problema del riscaldamento globale è fin troppo evidente nella vita di ognuno di noi: 24 gradi a metà novembre a Roma non si erano mai visti!

I TG ci fanno vedere immagini drammatiche di città che potrebbero essere tranquillamente la nostra o magari è quella di nostri parenti o amici.

Tu hai avuto l’intelligenza (che nessuno ti nega) di dire le cose giuste, al momento giusto. Se così non fosse, tu saresti solo una ragazzina rimandata a scuola.

Ma torniamo alla concretezza e te ne faccio un esempio: aboliamo i motori a scoppio entro il 2030. Bello no?

Il problema delle proposte concrete, lo imparerai vivendo le tue prossime migliaia di minuti nella vita reale, è che poi spuntano i problemi. Concreti pure loro.

Aboliamo i motori a scoppio entro il 2030? Ooooook, fantastico!

Dove lo troviamo il Litio da mettere nelle batterie di trazione delle macchine elettriche?  Tutto quel Litio semplicemente non c’è sulla Terra. Quella stessa terra che tu, io e tutti amiamo e vogliamo salvare.

Vedi Greta, più ci si avvicina alla concretezza, più appaiono le magagne, le difficoltà. E qualcuno le deve risolvere.

Devi sapere che qualche anno fa un nuovo partito politico italiano, guidato da un attore abituato a sproloquiare, solo soletto, sul palco, propose di dare uno stipendio ai poveri.

Come non essere d’accordo? L’idea, in sé, è fantastica! Cosa di più giusto?

Hanno vinto le elezioni e lo hanno fatto.

Un mare di questi stipendi è finito nelle tasche di mafiosi o semplicemente di persone che il lavoro ce lo hanno. In nero.

Lo stipendio ai poveri è troppo basso per camparci una famiglia, ma sufficiente a rendere più appetibile il bar con gli amici ad un lavoro.

D’altronde pure tu, quando giri per il mondo lo fai in calesse? No! Usi il treno!! Ora, è vero che il treno consuma meno di altri mezzi di trasporto, ma contribuisce anch’esso al riscaldamento. Eccome! Insomma, anche tu hai dovuto cedere ad un compromesso!

Eppoi mi sa che un treno che da Stoccolma porti a Nuova Delhi o a Pechino non esista.

In Italia il 40 % dell’energia elettrica è prodotta con energie rinnovabili, le quali peraltro, hanno la brutta abitudine di non essere disponibili in ogni momento. E questo di problemi ce ne pone tanti.

Insomma, noi Italiani qualcosa abbiamo fatto. Poco, male, ma lo abbiamo fatto. Vai a parlare con il governo cinese o indiano, Ci sei stata…? Ah già non ci arriva il treno! Che disdetta!

Io, molto banalmente, sto meglio con tante comodità, con una macchina confortevole, un buon tepore a casa d’inverno e bello fresco d’estate.

Magari mi piace mangiare un bel arrosto e farmi qualche viaggetto in aereo.

Io potrei (forse) pure rinunciare a questi comfort, ma molti popoli che fino ad ora sono stati a guardare con il naso schiacciato sul vetro, non ci pensano neanche. Come dar loro torto?

Un’alternativa, a dire il vero l’unica possibile, è quella di seguire la strada che qualcuno chiama “decrescita felice”.

“Decrescita felice”: mumble, mumble.

Abbiamo appena visto cosa è successo con il Lockdown.

Questa zozza società si è fermata. Il perfido consumismo è crollato. Ristoranti vuoti. Aerei a terra.

I delfini sono tornati a guizzare, garruli e felici, nella laguna di Venezia.

E milioni di persone alla fame: nel senso letterale.

In Francia, già prima del Covid, migliaia di persone, di giallo vestite, si sono riversati in strada per contestare i provvedimenti ecologici di Macron.

“Caro Macron, tu vuoi risolvere i problemi delle prossime generazioni, ma noi dobbiamo mettere in tavola qualcosa ai nostri figli DOMANI.”

Discorso un po’ becero e poco lungimirante, mi rendo conto. Ma assolutamente impeccabile.

Ora io non nego che il problema ambientale esista e debba essere risolto. E risolto anche presto, prestissimo.

Ma senza studiare, analizzare, trovare soluzioni che contemperino le varie esigenze, insomma senza parlare NON si può risolvere alcun problema.

Tu accusi noi Boomers di fare BLA, BLA, BLA, ma mi sa che sei proprio tu a fare BLA, BLA, BLA, BLA, BLA, BLA, BLA, BLA, BLA, BLA, BLA, BLA, BLA, BLA, BLA, BLA, BLA, BLA

Concretezza Greta, concretezza.