In questi ultimi giorni con il quasi fallimento della Cop 26 è diventato chiaro qualcosa che era già evidente per coloro che sono preoccupati dal cambiamento climatico: questi giganteschi raduni internazionali servono a ben poco.

In certi casi permettono di creare regole, ad esempio per la protezione di foreste o oceani, anche se non ci sono quasi metodi per sanzionare un paese che non rispetta le regole, come lo dimostra la deforestazione in Amazzonia che sembra impossibile fermare.

Allora il ruolo più importante di queste riunioni pare la promessa di enormi sovvenzioni e aiuti di ogni tipo per provare a sostenere le nuove tecnologie che diminuiranno i danni all’ambiente.

Questi mega accordi internazionali patiscono delle divergenze di interessi tra paesi di livelli di sviluppo economici assai diversi. Così la continuazione dell’uso del carbone per produrre elettricità voluta dalla Cina e dall’India ha impedito un accordo globale su questa tematica centrale dell’uso delle energie fossili in futuro.

Se queste riunioni non sembrano essere molto efficaci a causa del gigantismo e della complessità da essi generati, quali altre dimensioni sono le più interessanti per trovare nuove vie di sviluppo verde?

Ovviamente c’è il livello nazionale con orientazioni tramite direttive governamentali, quello della regione con progetti di sviluppo che adeguano le direttive a un livello geografico più ridotto, la città a un livello ancora più ridotto con ad esempio i piani di sviluppo dei trasporti pubblici. E ovviamente il livello personale che fa le scelte tra tutte queste possibilità offerte, facendo così muovere le cose.

Però c’è un livello magari un po’ trascurato in mezzo a tutte queste iniziative, il luogo che fu probabilmente il centro della vita sociale della maggioranza degli europei durante gli ultimi 5 millenni: il borgo.

Ecco un bellissimo esempio, ci viene dalla Francia, da un borgo di 1000 abitanti, Tramayes, situato nella campagna tra Digione e Lione.

Il suo sindaco, eletto da 25 anni, decise qualche anno fa di far costruire una centrale termica comune che produce calore per ogni edificio che chiede un collegamento, permettendo così di produrre calore in modo più efficiente.

Il più interessante è che questa centrale termica non funziona con petrolio come quella che c’era prima ma con segatura di legna proveniente da una segheria situata vicino al villaggio. Così si calcola che il villaggio ha ridotto del 95% le sue emissioni di CO2 per il riscaldamento, risultati di cui la COP non può sognare.

Ovviamente questo è stato un grosso investimento di 1,5 milioni di euro ma il sindaco, ex ingegnere, è riuscito a convincere i suoi concittadini che era un investimento non solo per il futuro del pianeta ma anche per il budget di ognuno degli abitanti di Tramayes.

E il sindaco ha anche fatto costruire una decina di case popolari ad alto risparmio energetico, ed i parcheggi accanto sono coperti di pannelli fotovoltaici.

Le luci del borgo adesso vengono spente dopo le 23 riducendo così di 4 volte il consumo elettrico del comune. Il consumo totale di elettricità municipale è passato da 400 000 kWh a 117 000 kWh in 10 anni, dal  2007 al 2017 .

Tra 2 a 3 anni Tramayes spera di diventare il primo comune ad energia positiva, producendo così più energia di quella consumata. La sua ultima idea è una roulotte installata sulla piazza del villaggio con materiale informativo su progetti di risparmio di ogni tipo e dove gli abitanti si riuniscono per discutere le prossime iniziative. Il sindaco, decisamente motivato, è riuscito ad unire tutti gli abitanti del borgo per mettere in pratica iniziative comuni.

Sempre in questa dinamica di comunicare e unire, condividono ogni buona idea con la rete «Petites villes de demain», «Piccole città di domani», progredendo quindi insieme.

A confronto delle grandi città in cui è complicato per numerose ragioni di praticare iniziative che uniscono tutta la popolazione, il borgo sembra avere la dimensione giusta per sperimentare, trasformandosi così in un piccolo laboratorio.

Si crea quindi al livello locale un sistema integrato dove le soluzioni per il risparmio energetico, la mobilità, il cibo, le iniziative sociali varie creano un tutto che funziona in armonia, dando magari alle grandi città il desiderio di imitare queste iniziative.

Ovviamente il borgo non produrrà mai il litio necessario alle macchine elettriche o il silicio dei pannelli fotovoltaici che richiedono sempre processi prodotti a livello internazionale. Ma vedendo gli abitanti sorridenti e felici, godendosi la vita nel loro borgo responsabile, con la loro visione di un mondo che non distrugge ma crea condizioni di vita armoniose, già fa sognare chi li osserva.