Yerres, ad una ventina di chilometri da Parigi, nel XIX secolo era ancora un piccolo borgo di campagna, attraversato dalle acque tranquille dello Yerres, omonimo affluente della Senna, un’ubicazione ideale per la villeggiatura. Martial Caillebotte, agiato imprenditore parigino di origine normanna, vi acquisì nel 1860 una bella tenuta circondata da un ampio parco in riva al fiume. Una cornice splendida, fonte di ispirazione per il figlio Gustave, laureato in giurisprudenza, una personalità molto brillante, dagli interessi numerosi: pittura, vela, giardinaggio, orticoltura, filatelica…

In viaggio a Napoli fece la conoscenza del pittore De Nittis e decise di dedicarsi alla pittura. Dopo poche lezioni con Léon Bonnat fu già in grado di sviluppare uno stile innovativo, dal taglio fotografico, attento osservatore non solo della natura, delle variazioni di luce, dei riflessi sull’acqua, ma anche delle persone e del contesto sociale dell’epoca, i lavoratori, la modernità della Parigi di Haussmann, lo sviluppo delle attività ricreative e sportive lungo i corsi d’acqua.

Di recente il suo dipinto «Parte di barca» ha raggiunto le collezioni del Museo d’Orsay; fu realizzato proprio qui, a Yerres tra il 1878 e il 1879. Il suo valore oggi è stimato a ben 43 milioni di euro.

 

È quindi il momento di venire a Yerres alla ricerca del pittore. Oggi la maison Caillebotte è proprietà del Comune, che ne ha finanziato 20 anni di accurati lavori di restauro (la dimora era purtroppo molto rovinata, l’ultimo proprietario non aveva più la possibilità di mantenerla). Mobili ed oggetti sono quasi tutti forniti dal Mobilier National, pochissimi erano della famiglia Caillebotte, ma tutto ricorda gli interni visibili nei dipinti qui realizzati e nelle foto d’epoca. Martial, fratello minore di Gustave, era un eccellente fotografo!

Al piano terreno la sala da pranzo molto elegante, accogliente, confortevole, è un invito ad accomodarci e a gustare la buona cucina servita dal fedele personale (il maggiordomo, Jean Daurelle è stato dipinto da Gustave Caillebotte, il quadro si trova al museo d’Orsay). La sala del bigliardo molto colorata, è rappresentata in un dipinto mai terminato, interrotto dalla morte del padre di Gustave.  Poco tempo dopo la tenuta venne venduta.

«Nella nostra famiglia si muore giovani» disse Gustave quasi profetico, la morte lo colpì a soli 45 anni.

Al piano superiore, in alcune ex camere da letto, indovinati pannelli di grande effetto ci fanno capire quanto la vela fosse importante per il pittore, che divenne costruttore navale, senza avere mai seguito studi specifici.

L’acqua accanto alla proprietà lo ispirava, e dopo la vendita di Yerres i fratelli Caillebotte scelsero un’altra villa ad ovest di Parigi, sulla riva della Senna. Qui Gustave vinse tante regate a bordo dei bellissimi battelli da lui disegnati e costruiti, per essere più veloci portavano vele di seta da lui concepite!

Al fondo del corridoio la camera dei genitori ha ritrovato i mobili d’origine, realizzati dall’atelier del celebre Biennais, ebanista ed orafo di Napoleone Bonaparte. La signora Biennais, già vedova, aveva comprato la tenuta, venduta poi a Martial Caillebotte padre, suo lontano cugino, che conservò i mobili di valore. Molti oggetti ricordano Napoleone, c’è persino una copia della sua maschera funeraria.

Salendo all’ultimo piano si arriva allo studio di Gustave, che ospita alcune copie di suoi dipinti.

Nel bellissimo parco di 12 ettari rimangono le costruzioni d’epoca, tra cui lo chalet svizzero ed una piccola fattoria che accoglieva polli e persino una mucca! Non mancava l’orangerie, la serra per riparare in inverno agrumi e piante esotiche che decoravano alla bella stagione il parco. C’era anche un bell’orto, oggi restaurato e curato da un’associazione di volontari. Caillebotte amava gli ortaggi, e le tecniche più moderne per coltivarli. Era aiutato da cinque giardinieri…

Da vedere anche la minuscola cappella di Notre-Dame-du-Lierre, fatta costruire dal padre per il figlio maggiore Alfred, nato da un primo matrimonio e divenuto sacerdote. La domenica qui celebrava la Messa per la famiglia ed il personale. E poi l’utilissima ed ampia ghiacciaia, inserita in una graziosa collinetta sormontata da un piccolo chiosco.

Una piccola capanna di ispirazione giapponese protegge una panchina in cui il visitatore può riposarsi ed ammirare il parco. All’epoca il Giappone suscitava curiosità, le stampe giapponesi avevano molto successo e quanti dipinti ne vennero influenzati!

Lasciando la proprietà si è ancora più curiosi di conoscere meglio questo pittore che all’epoca era più noto come protettore e mecenate degli amici impressionisti in difficoltà. Spesso per aiutarli acquistava i loro dipinti che purtroppo non erano ancora apprezzati, costituendo così una bellissima collezione: Pissarro, Monet,  RenoirSisley, Cézanne, Degas, Manet. In particolare aiutò tanto Claude Monet, pagando anche l’affitto del suo alloggio. Erano molto amici e più tardi quando Claude Monet infine riconosciuto ed agiato creò il giardino di Giverny si scambiavano piante e sementi! Gustave Caillebotte si impegnò molto anche nell’organizzazione delle mostre, in particolare per la terza mostra impressionista.

Nel proprio testamento, previdente, scrisse:

«Io dono allo Stato i dipinti che possiedo; tuttavia, siccome voglio che questo dono sia accettato nella misura in cui le opere non finiscano in una soffitta o in un museo di provincia, ma finiscano prima al Luxembourg e poi al Louvre, è necessario che trascorra un po’ di tempo prima che questa clausola venga eseguita, e cioè fino al momento in cui il pubblico non dico che capirà queste opere, ma almeno le accetterà»

Non fu semplice rispettare le volontà di Caillebotte. Numerose personalità ed artisti accademici protestarono ripetendo che queste opere costituivano un’offesa! Ben tre anni furono necessari prima di vedere infine una buona parte della collezione, ma non tutta, integrata nel patrimonio dello stato.

Oggi quando ci rechiamo al Museo d’Orsay ammiriamo la bellezza delle opere impressioniste senza pensare o sapere che molte fanno parte del generoso dono di Caillebotte!

Tutte le foto sono dell’autrice