Cienfuegos

Da bambini iniziamo subito a prendere coscienza dell’ambiente che ci circonda, impariamo in fretta ad orientarci nello spazio che ci accoglie più o meno benevolmente, e giorno per giorno sviluppiamo gli schemi percettivi che determineranno le nostre successive esperienze. Le nostre identità si plasmeranno sugli schemi che svilupperemo in un’interazione continua e complessa di vissuto in luoghi e cose che costruiranno e struttureranno la nostra esistenza. La nostra identificazione stessa è fatta di appartenenze a luoghi (“sono italiano…, newyorkese…, finlandese…”). Quindi cresciamo appartenendo a luoghi, o abitiamo. La parola “abitare” in inglese è dwell, termine che deriva dall’antico nordico dvelja e che letteralmente significa indugiare, rimanere a lungo nello stesso posto. Se analizziamo nella lingua tedesca il termine wohnen (abitare) scopriamo che ha la sua origine nella parola gotica wunian, che contiene in sé il concetto di rimanere in pace, restare (in un luogo) in pace.   Riconoscendo nella parola abitare la sua origine latina habitare ci viene naturale e immediato accostarla al verbo habere, avere, possedere (un luogo).    Anche nel verbo inglese to be (essere) si intravede facilmente una relazione con l’antico termine anglosassone buan (edificare). In conclusione, attraverso la pratica dell’abitare, l’uomo costruisce le sue esperienze e si forma come individuo. Abitare è il modo in cui gli esseri sono, vivono, insistono su delle superfici fisiche.  Le variazioni delle superfici del rilievo determinano le qualità spaziali e il carattere del paesaggio, e ad accentuare questi caratteri sono le caratteristiche della materia di cui è composto il suolo, la sabbia, la terra, la pietra, l’acqua. La vegetazione nelle sue diverse espressioni aggiunge elementi ulteriori di trasformazione.

Trinidad

Ma essere sulla terra vuol dire anche stare sotto il cielo, che a seconda del luogo da cui lo si guarda è composto da diverse qualità di luce e di colori e intrattiene con il territorio relazioni molto diverse. Può essere visto in maniera sconfinata o essere scorto solo in parte costretto da ambienti angusti, con incredibili e svariate sfumature di colore o con nubi che lo disegnano con formazioni caratteristiche. In questo contesto l’Architettura aiuta l’uomo ad abitare, ed è un’arte difficile. A dirla con Susanne Langer “L’Architettura diviene quando un ambiente si rende visibile”.

E abitare tra cielo e terra significa stabilire con l’ambiente fisico dei rapporti, creare organizzazioni spaziali e riempirle di significati, utilizzare un linguaggio di forme simboliche (stili) in una articolazione formale sistematica. Quando una città affascina per i suoi particolari caratteri distintivi potremmo dire che la maggior parte dei suoi edifici intrattiene un rapporto equilibrato ed elegante sia con il cielo che con la terra.

E quando la corrispondenza tra l’ambiente naturale e quello artificiale (gli edifici che si costruiscono) è significativa per la funzione del vivere si crea la sensazione di “sentirsi a casa “. Diventano “case” i luoghi dove abbiamo relazioni dirette con le sensazioni che definiamo “familiari”.