La campagna elettorale volge verso i suoi momenti culminanti, ed è sempre più difficile capire la differenza fra le proposte dei vari partiti.

Giorgia Meloni – Wikimedia Commons

Tutti, o quasi tutti, vogliono soldi per fronteggiare la crisi energetica. Salvini chiede 30 miliardi, Letta un credito di imposta, ma comunque sorvolano sul pericoloso aumento del debito pubblico italiano, già gigantesco. Conte, che aveva approvato l’invio di armi in Ucraina, dice oggi che non abbiamo più i soldi per farlo e Salvini che aveva sostenuto la posizione della Nato e della UE, ora mette in discussione l’efficacia delle sanzioni a Putin. La Meloni continua a parlare del blocco navale per controllare i migranti, ma alla fine anche i leader di destra non negano che bisognerebbe offrire asilo a coloro che fuggono dalla guerra, senza dirci però se ci sono guerre di serie A o di serie B. Infine la confusione regna sovrana e l’impressione che se ne trae è quella di una disperata caccia al voto, soprattutto facendo leva sulle paure manifestate nei social media, come il rincaro dell’energia, e quello dei beni di consumo. Alla fine quindi, siccome le proposte si assomigliano in grande misura, si finisce per passare alla dietrologia. La Meloni dice che bisogna trattare con l’Europa, magari alzando un poco la voce. Questo lo avevano detto tutti, a cominciare da Renzi, quando era al Governo, ma se lo dice la Meloni la sinistra evoca antichi spettri di una Italia che potrebbe uscire dal contesto europeo.

È vero che lei e Salvini hanno buoni rapporti con Orban e Morawiecki, ma questo non significa che sarebbero disposti a imbavagliare il potere giudiziario e la stampa, cosa che, del resto, sarebbe difficilissimo in un paese come l’Italia, dove la magistratura ha sempre avuto un immenso potere, e i media non sono certo disponibili ad essere imbavagliati.

In questa gigantesca confusione, in questa marea di chiacchiere, dopo la peggiore campagna elettorale alla quale abbia mai assistito, da quando avevo venti anni, è molto difficile non tanto immaginare l’Italia che io vorrei, ma l’Italia che servirebbe oggi agli italiani.

Cominciamo dai fondamentali. Non credo che una destra al potere rimetterebbe in discussione l’aborto, l’uguaglianza delle donne e delle altre minoranze, ma certamente l’espansione dei diritti sarebbe oggetto di discussione, come del resto è avvenuto finora. Non è però soltanto la destra a negare agli omossessuali la possibilità di adottare, perché anche la chiesa la pensa come loro. E non credo che, chiacchiere a parte, la destra affermerebbe che bisogna lasciare affogare i migranti: però i rimedi che propongono agli sbarchi sono irrealizzabili, perché è difficilissimo trattare efficacemente con i paesi di provenienza, e anche la destra lo sa benissimo. Cercare di trattare con più forza con l’Europa sarebbe sicuramente utile, ma come ha detto un noto giornalista, si rischia di fare come i pifferai di montagna, che scesero per suonare e tornarono suonati.

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Allora cosa vorrei per il mio paese? Vorrei soltanto che chiunque governi abbia l’intelligenza di mettere al timone donne/uomini qualificati, in grado di comprendere e affrontare i giganteschi problemi del nostro tempo. Infatti ogni idea, ogni politica, cammina sulle spalle degli uomini e conta moltissimo la loro competenza e la loro credibilità. Personalmente sono convinto che affidarci alle donne sarebbe una scelta di grande utilità, per il loro realismo e l’importanza che attribuiscono alla vita, alla dignità degli uomini e al rifiuto della violenza. Non è facile, nel nostro deludente panorama politico, scegliere donne e uomini preparati e credibili, ma sembra che almeno Giorgia Meloni se ne sia resa conto. Lei e Salvini ce la faranno a svincolarsi dalle componenti più stupide e retrive dei loro elettorati? Questa è la sfida, ma forse saranno comunque la BCE e lo spread ad impedire al timoniere di naufragare sugli scogli.

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