Ho più volte ricordato quanto il wellbeing possa incoraggiare e motivare le persone ad essere parte di un’organizzazione e come la nuova figura emergente del leader sia importante per fare da collante tra le persone e l’impresa. Oggi l’unica strada e certezza da seguire è perseguire il benessere sociale ed ambientale.

Esiste però, una profonda connessione tra lo stare bene con se stessi e favorire il benessere negli altri comunicando positività ed ottimismo. Pensieri come conosci te stesso e ricomincio da me non hanno il significato semplice di un’analisi introspettiva privata, ma ci indicano realmente che il mio modo di fare e di essere può contribuire non solo al mio vivere felice in privato ma si ripercuote in maniera precisa sul mondo che mi circonda e sulle persone che fanno parte di questo mondo sia professionale che privato.

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Nell’ultima Conferenza Nazionale, a questo proposito, abbiamo analizzato la tematica della gratitudine, un concetto che oltre il suo bellissimo significato letterale, ci racconta che dobbiamo sviluppare un’attenzione particolare a tutte le cose positive che succedono ogni giorno e non andare a ricercare sempre la negatività, le cose che vanno male che ci imbrigliano in un vortice di pessimismo che sviluppa aggressione, rabbia ed emozioni di reazione. A questo proposito vi vorrei trasferire il senso di un paio di interventi dei nostri relatori, che insieme agli interventi di tutti gli altri ci hanno regalato due giorni di splendido lavoro, di analisi e di benessere per cui siamo loro profondamente grati. Il primo intervento di Suzy Green verteva proprio sulla tematica: che cosa è la gratitudine e perché è così importante? La gratitudine è il modo di mostrare apprezzamento per la cura ricevuta, ha una funzione sociale in quanto aiuta a costruire e mantenere relazioni stabili all’interno del sistema familiare ma anche all’interno di gruppi allargati, in buona sostanza è un’emozione positiva, una disposizione caratteriale, un’attitudine ma anche un’abilità da allenare.

Un “grazie” non automatico ma consapevole che mi mette in relazione con gli altri e, come dicevo precedentemente, mi induce a focalizzarmi sugli aspetti positivi della vita. Il secondo intervento di Shata Diallo ci ha fatto riflettere sulle macro e micro iniquità che ogni giorno affrontiamo e su chi sono oggi i nuovi eroi.

Il Benessere che voglio

Ma cosa sono? Le macroiniquità sono ad esempio, il sessismo, il razzismo, l’età, l’omofobia, ma concentrandoci sulle microiniquità ci rendiamo conto che hanno a che fare con la nostra quotidianità, sono azioni, gesti, toni di voce, parole con i quali costruiamo la nostra relazione con gli altri che molte volte subiamo ma che tante altre agiamo a nostra volta. Costruiamo un linguaggio che crea cultura e che esportiamo nelle scuole, sul posto di lavoro e in tutti i gruppi di appartenenza. Quindi essere un eroe, oggi, non significa essere Superman che con le mani ferma l’asteroide che sta colpendo la Terra ma, significa mettere in pratica tutte quelle microazioni che tutte insieme possono modificare la cultura dominante. Altro concetto ricorrente ed importante è che il noi prende il posto dell’io anche nella tematica del nuovo eroe. Non pensiamo di poter fare tutto da soli, ma cerchiamo alleanze e, a volte, chiediamo aiuto che significa essere coraggiosi, riflessivi e grati.

 

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