“La devianza è una danza / che si balla con disubbidienza / con prudenza / e eleganza / e con un lento movimento de panza”. Queste alcune parole di un testo che ha circolato sui social nelle settimane precedenti le elezioni politiche, e che naturalmente parafrasa quello del simpatico brano musicale “La paranza” di Daniele Silvestri. Il riferimento è alla cosiddetta ‘teoria della devianza’, componente forse non trascurabile del successo elettorale di Giorgia Meloni.

La ‘devianza’, ha spiegato la leader di Fratelli d’Italia nella seconda metà di agosto, è un reale pericolo soprattutto per i giovani, e ha elencato come sue possibili forme ‘droghe, alcolismo, tabagismo, ludopatia, autolesionismo, obesità, anoressia, bullismo, baby gang, hikikomori’. Sembra che l’uso del termine ‘devianza’ per indicare un così ampio complesso di comportamenti, che spaziano dalle dipendenze alla salute mentale, a varie forme di violenza e criminalità, si possa riferire all’approccio al termine ‘devianza’ proposto da Wikipedia.

Giorgia Meloni, by N. Caranti
CC BY-SA 2.0

Il dibattito sulle parole di Giorgia Meloni da parte di esponenti di altri partiti, in particolare del Partito Democratico, e anche di vari addetti ai lavori della sociologia, psicologia e salute mentale, non poteva che essere ampio. Da parte sua Giorgia Meloni ha sottolineato la validità di un semplice antidoto alla ‘devianza’, ovvero lo sport, e il suo innegabile valore educativo, citando come esempio il successo in Islanda della promozione dello sport nel contenimento del disagio giovanile.

L’impressione di chi scrive è che, complici la stagione estiva e le simultanee grandi questioni internazionali ed economiche, tale estrema e assolutamente semplicistica banalizzazione delle molteplici ‘devianze’ elencate, sia rimasta un po’ sullo sfondo.

Pier Paolo Pasolini, by tsawhb
CC BY 2.0

Guardando all’elenco delle ‘devianze’, si riconosce che ognuna di esse costituisce un complesso di questioni assai attuali, che devono continuare a ricevere grande attenzione nelle nostre istituzioni. Chi ha una qualche esperienza anche con solo una delle numerose ‘devianze’ elencate da Giorgia Meloni, ben sa che in tali ambiti è spesso utile avere presente che “i problemi non si risolvono, si vivono”. Le precedenti parole sono di Pier Paolo Pasolini, eretico e corsaro, certamente uno dei maggiori ‘devianti’ del XX secolo. Viene anche da ricordare l’influente opera e visione del grande psichiatra Franco Basaglia, che restituisce dignità alla malattia mentale, considerando il paziente – ovvero per diverse delle categorie elencate il ‘deviante’ – una persona da accogliere, ascoltare e aiutare.

Franco Basaglia, by MLucan
CC BY-SA 3.0

Il titolo che ho dato a queste mie righe completa quello dell’articolo dell’intellettuale Fabio Cantelli Anibaldi, significativo contributo a ciò di cui sto scrivendo. Qualcuno tra chi mi legge ricorderà le sue interviste rilasciate nel corso della docu-serie SanPa di Netfix, dedicata alla vicenda di San Patrignano. L’articolo di Cantelli Anibaldi cui ora faccio riferimento è pubblicato sul mensile Lavialibera, diretto da don Luigi Ciotti. In esso l’autore osserva come la ‘devianza’, intesa come lo ‘smarrimento della diritta via’ di dantesca memoria, sia categoria già in crisi nell’età moderna nell’opera di vari pensatori, citando ad esempio Giordano Bruno e Baruch Spinoza. Poi ancora in Friedrich Nietzsche, per concludere che i ‘devianti’ sono in primo luogo persone che non riescono ad accettare di riconoscersi in una qualche proposta di integrazione, e che sono per questo alla ricerca di una diversità. Molto difficile dunque operare in ognuno degli ambiti elencati, semplicemente folle il pensare di farlo accumunando i ‘devianti’ in un’unica categoria.

Si può sperare che quanto detto in pieno agosto da Giorgia Meloni fosse solo propaganda elettorale, che non corrisponda ad un reale pensiero e tanto meno possa essere oggetto di iniziative del futuro governo. Resta comunque un punto fondamentale, in questa e in altre questioni che ci riguardano tutti: il ruolo che dovranno avere le forze di opposizione. L’opposizione dovrà vigilare su quanto nuovo governo e nuovo parlamento faranno, per impedire che si torni indietro di decenni su alcuni temi, anche in ambito culturale. Le ‘devianze’ di Giorgia Meloni ne sono un esempio, tutt’altro che secondario.

 

Immagine di copertina “A ciascuno la sua dipendenza” by Corscri Daje Tutti!, CC BY-NC-SA 2.0