Parliamo di donne greche e di come vivono con l’avvocato Paraskevoula Ntai, di nazionalità greca ma che esercita la sua professione anche in Italia.
L’avvocato Paraskevoula Ntai è anche molto attiva a livello internazionale, nel network di avvocati Willeague e in Will Italia.
Com’è la vita delle donne in Grecia?
Difficile, tra una legislazione piuttosto avanzata che “cozza” con una realtà, in cui le donne sono discriminate in diversi aspetti della vita sociale.
Vorrei, però, iniziare questo confronto con una nota positiva: il 13 marzo del 2020, in piena pandemia, il Parlamento ha eletto la prima donna presidente della Repubblica Greca, Katerina Sakellaropoulou. Con la stragrande maggioranza di voti: 261 su 300.
Si tratta di un primo importante passo, che può essere l’inizio di un serio cambiamento nel mondo politico greco.
La parità tra uomo e donna è, anche in Grecia, sulla carta, ma non nel mondo di tutti i giorni?
Purtroppo sì. A livello legislativo la donna è molto tutelata. Nel 2010 è stata introdotta una legge che assicura, in teoria, la parità di trattamento tra uomini e donne nell’accesso al lavoro, lo sviluppo e la formazione professionale. Pari devono essere le condizioni di lavoro, la retribuzione, i sistemi di sicurezza sociale. Tutto in linea con la direttiva 2006/54/CE del Consiglio Europeo. Nel 2012 tali tutele sono state estese anche alle lavoratrici autonome.
Ma…
Nella pratica in Grecia le donne non godono degli stessi diritti rispetto agli uomini, nonostante il fatto che – per esempio – godano dello stesso trattamento rispetto agli uomini, nel mondo dell’istruzione e nell’assistenza medica, lo stesso non avviene sul lavoro. Nelle aziende private si preferisce ancora assumere donne single o senza figli e i dati Eurostat ci dicono che le retribuzioni sono inferiori del 12,5% rispetto agli uomini a parità di mansione e posizione. Un bel risparmio per le imprese…
Le donne sono disincentivate a trovare un lavoro, sempre che lo trovino…
C’è un grave problema di sottoccupazione femminile in Grecia: la disoccupazione in Grecia dal 7,6% del 2008 è passata al 27% del 2013. Un netto peggioramento. Ma un dato resta costante: la percentuale di disoccupazione delle donne, che è superiore del 7/8% rispetto a quella degli uomini. E anche se, dal 2013 fino alla pandemia del 2020, la disoccupazione si è stabilizzata, è rimasto fermo il divario tra occupazione femminile e maschile.
C’è anche un problema culturale?
La Grecia non è esente da una mentalità generalizzata sul ruolo delle donne, più diffusa nei paesi mediterranei rispetto a quelli del Nord Europa. Qui si sconta un pregiudizio ancora più radicato nelle zone rurali, in cui gli uomini, ma spesso anche le stesse donne, trattano con pregiudizio le donne, che vogliano esercitare una professione considerata maschile.
In Europa e anche negli Usa alcuni stati hanno iniziato una marcia indietro sulla legislazione sull’aborto. Cosa accade in Grecia?
C’è una legge sull’aborto dal 1986, che è considerata una delle più liberali a livello europeo e ha stabilito che sia un obbligo dello Stato garantire la tutela della salute delle donne e l’assistenza medica se decidono di interrompere una gravidanza. Per il momento non temiamo retromarce, almeno in questo settore!
Dal punto di vista della partecipazione politica qual è la situazione? L’elezione della presidente Sakellaropoulou, per quanto importante, non sarà stata la soluzione di tutti i problemi…
Il nostro organo legislativo attualmente è composto da 300 Parlamentari di cui solo 66 donne. In Governo, oggi, su 21 ministeri ci sono solo 2 donne ministri. C’è effettivamente un grave problema di mancanza di rappresentanza politica delle donne. Ma soprattutto moltissime donne non partecipano attivamente alla vita politica del paese, non assumono ruoli negli organismi pubblici. Un po’ per scelta, mancanza di interesse e di tempo, un po’ perché anche qui c’è la famosa parete di vetro o muro di gomma…
Che impatto ha avuto l’epidemia di Covid sulla vita sociale, familiare, lavorativa delle donne greche?
Mi ha colpito molto che, durante il 2020, si è assistito a un forte incremento della disoccupazione femminile, ancora più accentuata del solito rispetto a quella maschile. È come se le donne, dovendo fare fronte all’epidemia e dividersi i compiti familiari con i coniugi, abbiano deciso di mettersi in “stand by” o forse le hanno costrette a farlo. Nei primi tre trimestri del 2020 le persone che non erano in cerca di un’occupazione, sono aumentate in modo impressionante e la maggior parte erano donne, quasi la totalità.
A cosa attribuisci questo fenomeno, riscontrabile anche in molti altri paesi europei?
Le donne hanno dovuto gestire le incertezze del periodo pandemico, farsi carico della chiusura delle scuole e in generale della cura della famiglia. Inoltre, lavorando per lo più nel settore del piccolo commercio e del commercio al dettaglio, si sono ritrovate semplicemente a casa, senza lavoro. Per quelle che hanno avuto la possibilità di continuare a lavorare da casa non è stato semplicissimo: a livello personale, posso testimoniare, che come tante altre donne, è stato difficile lavorare da casa e gestire i bambini che magari, nel frattempo, seguivano le lezioni della scuola online, richiedevano giusta attenzione e considerazione.
Anche se, nell’epoca delle vaccinazioni, sembra vi sia un rimbalzo economico che ci fa ben sperare, rimane una grande preoccupazione per l’impatto dell’epidemia sull’istruzione dei ragazzi…
Ho molta fiducia nelle nuove generazioni, nel loro desiderio di imparare, di trovare ideali e valori trasmessi dal sapere, dai loro insegnanti, recuperando l’innegabile gap che si è determinato con la didattica a distanza. Importante è il ruolo degli insegnanti, per lo più donne: sperimentando giorno per giorno cosa significa la disuguaglianza, che prevale al di fuori delle aule, i docenti cercano di condividere con gli studenti il valore del rispetto e dell’uguaglianza non solo tra i sessi, ma tra tutte le persone. Resta il problema dello svecchiamento del corpo docente che è composto per lo più da ultra cinquantenni, che hanno dovuto fare un grande sforzo per adeguarsi ai tempi nuovi e all’uso delle tecnologie per la didattica a distanza. Occorrerebbe una iniezione di gioventù: conciliare innovazione e tradizione sarebbe la soluzione ottimale per un progresso che non faccia tabula rasa del “vecchio”.
I greci hanno superato grandissime difficoltà, ce la faranno anche in questa occasione.
È quello a cui le forze migliori del paese e le donne che ne hanno la possibilità, quelle che contano a livello politico ma anche le altre, la c.d. gente comune, con il loro impegno quotidiano, stanno facendo.
Foto di apertura