Cinquant’anni fa vedeva la luce il primo numero di TUTTI, sorto per iniziativa di alcuni direttori di riviste giovanili, ventenni o giù di lì, provenienti un po’ da tutta Italia, a cui si aggiunsero parecchi redattori e collaboratori. Altrettanto giovani, che con la penna ci sapevano fare.

Tutti, benché per la maggior parte neppure maggiorenni (perché allora tali si diventava a 21 anni), scrivevamo da tempo: chi sulle pagine dei giovani di quotidiani o periodici delle proprie città, chi su fogli studenteschi, qualche volta stampati, non di rado tirati a ciclostile. Ma volevamo dire la nostra, volevamo farci sentire.

E, più ancora, tutti avevamo le nostre idee e, più ancora i nostri ideali … Non si trattava, nella maggioranza dei casi, di ideologie, ma di ideali veri e propri. Molti li hanno approfonditi, coltivati, affinati; altri li hanno, col tempo, cambiati o semplicemente perduti. Erano idee tra loro anche molto diverse, talvolta contrastanti. E le sostenevamo con la fierezza e la passione dei vent’anni, senza compromessi, senza paure, misurandoci con noi stessi prima che con gli altri. Tra noi avevamo preso ad incontrarci abbastanza spesso, frequentando i convegni sui “giornali dei giovani” che determinate istituzioni e talune imprese socialmente avanzate organizzavano e finanziavano, senza richiedere contropartite. E ce le cantavamo, oh se ce le cantavamo: con decisione, perfino con ruvidezza. Ma ci parlavamo, e confrontandoci ragionavamo e – attenzione, ragazzi di oggi – ci siamo sempre, dico sempre, rispettati, per quanto fossimo, in taluni casi, di inclinazioni estremamente distanti.

La redazione e il sommario del primo numero

In fondo, ci battevamo per un mondo migliore. Speravamo nel grande miracolo dell’Europa, che in effetti ciascuno vedeva a modo proprio. Confidavamo che alla crescita economica e del grado di benessere dei popoli – e del nostro popolo in particolare – corrispondesse una pari evoluzione della cultura e dell’educazione, e con queste del senso critico, da un lato, e della tolleranza, dall’altro, che di entrambe sono il frutto più sostanzioso. Da questa conoscenza, da questa frequentazione, è sorta l’iniziativa di riunirci in una rivista comune, scritta e partecipata da tutti – da tutti noi fondatori e da quelli che avrebbero, come hanno, partecipato al progetto – qualunque fosse il loro sentire, con l’unica condizione dell’onestà intellettuale. In questa rivista nessuno, mai, ha detto quel che si doveva scrivere, e soprattutto quel che non si poteva scrivere. Poi la vita, il lavoro ci hanno condotto in tante direzioni diverse. Con qualcuno ci siamo tenuti, per quanto possibile, in contatto; con altri abbiamo creduto di esserci persi.

Tutti abbiamo fatto il nostro tratto di strada: nelle istituzioni, nell’industria, nelle professioni, nella scuola e via dicendo. Tutti abbiamo guadagnato la nostra vita; in molti abbiamo formato una famiglia, abbiamo avuto dei figli, dei nipoti. Poi ecco che, quasi all’improvviso, Claudio – che è sempre stato l’animatore, l’organizzatore, il propulsore di questa nostra avventura giovanile che credevamo relegata nel passato – ci è venuto a scovare, ad uno ad uno.

Ed eccoci qui, su per giù settantenni (ancora in gamba però), con una notevole esperienza – chi ancora in attività, chi già in quiescenza – ma con la stessa scioltezza e l’entusiasmo di allora a riprendere la penna, o la tastiera del computer (non io), a rimetterci in gioco, a dire ancora ciò che pensiamo, a comunicare la nostra visione dei fatti, in piena libertà e in modo assolutamente disinteressato. Eccoci ancora a testimoniare il rispetto per gli altri, per le idee degli altri, anche se divergono dalle nostre ed anche se, tutto sommato, siamo ben lieti di tenerci strette le nostre idee, per le quali abbiamo lottato e per le quali, talvolta, abbiamo anche un po’ sofferto. Si può, si deve: con lo stesso spirito, con lo stesso vigore e la stessa fermezza di un tempo.

E allora, l’errore più grave di questo “pistolotto” sgorgato di getto e non arginato a dovere è forse il titolo. Eravamo giovani? Signor Proto, per cortesia, lo corregga subito. Siamo giovani!