Come la gran parte degli esseri umani sono attratto dall’efficacia dei messaggi della comunicazione. Quando in una trasmissione televisiva si è parlato di “Sbarre di Zucchero”, ho trovato questo titolo incredibilmente attraente.

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Un ossimoro: come fanno delle sbarre, che limitano e recludono, ad essere di zucchero? E così ho voluto guardare dentro a questa nuova rete che si occupa di carceri, carceri femminili, perché esiste una declinazione femminile anche per le carceri. Negli ultimi tempi molto si è detto e molto si è scritto sulla incredibile, inaccettabile condizione delle carceri italiane: decine di suicidi e una ingiustificabile trascuratezza, sulle condizioni di vita in celle sovraffollate, con servizi insufficienti e dove a pochi medici e psicologi è richiesto di prendersi cura di centinaia di detenuti. Ho voluto incontrare Micaela, che ha inventato e promosso questa incredibile rete di politici, esperti, avvocati, familiari di detenuti e persone comuni per i quali questi problemi sono importanti. Il mio vizio irrinunciabile di vecchio professore mi costringe sempre ad approfondire e allora mi sono chiesto: perché le carceri sono importanti? Perché dobbiamo occuparci di coloro che hanno violato le leggi, il contratto sociale, che regge la comunità umana?

Ci sentiamo ripetere da tante parti che in fondo chi sta in carcere avrà fatto qualcosa per meritarsi una pena, però sappiamo bene che ci sono voluti anni di riflessione politica ed intellettuale per affermare che il carcere, la pena, non è punizione o vendetta, ma un modo per riabilitare chi ha sbagliato.

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Ma questa “riabilitazione” non mi basta. C’è un’altra ragione perché è importante. Non si tratta solo di “riconvertire” i cattivi. Riportare nella comunità le persone che hanno sbagliato, significa mettere a disposizione di tutti una durissima esperienza che si forma con la coscienza dell’errore commesso e con l’acquisizione dell’incredibile forza necessaria per superarlo. Qualcuno che ha scontato una pena e che ha vissuto il suo errore è in grado di mettere a disposizione dei più giovani una esperienza fondamentale che serve a tutti, perché diventa testimonianza di un impegno che è quello che serve per affrontare qualsiasi difficoltà della vita. L’errore è nel percorso di tutti, non solo di coloro che sono stati scoperti dalla polizia e dai magistrati.

E, dopo aver dedicato alle donne libri e articoli, riportarle in mezzo a noi, è ancora più importante perché come dicono le ragazze iraniane loro sono, e saranno sempre, la libertà e la vita.

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