Era facile chiedersi perché Anna mi avesse chiesto una recensione del suo libro. In una piccolissima misura abbiamo fatto esperienze simili e abbiamo condiviso una visione del mondo e della vita, anche se il suo impegno è stato molto più importante e significativo del mio.

Molti, esperti e letterati, si ostinano in una classificazione degli scritti e dei libri che non sempre si rivela importante, ma soprattutto utile. Che cos’è il libro di Anna? Una biografia? Un romanzo? Un saggio storico? Forse tutte queste cose insieme perché l’impegno di questa incredibile donna vuole essere soltanto e semplicemente il racconto di una vita, anche se noi ci possiamo leggere molto di più.

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Il libro inizia con una descrizione, quasi brutale, del suo rapporto con la madre: poco importa l’incomprensibile comportamento della mamma di Anna, quello che conta è l’incrollabile volontà di una bambina di essere accettata dalla madre, di essere da lei amata, a qualsiasi costo. Da quando era piccola a quando è diventata una donna. La forza e la determinazione di una bambina, che rimarrà per sempre in una donna nell’incredibile percorso che l’ha resa straordinaria. Cioè al di fuori della vita di tantissime donne, donne comuni, delle quali nessuno si è accorto e che non hanno avuto la possibilità di raccontarsi in un libro. Qualsiasi lettore rimarrà colpito dalle incredibili esperienze di Anna Prouse, ma la domanda più importante è soltanto una: perché l’hai fatto, Anna? In questo nostro mondo, in questo nostra società disattenta e confusa nella quale scricchiolano da tutte le parti principi e valori, la domanda è fondamentale. Perché lo hai fatto, Anna? Traspare certamente in molti passaggi del libro una forte critica alla politica americana nella guerra in Iraq, ma soprattutto per l’incapacità di progettare e gestire la pace, di ricostruire un paese che ha visto in più di cinquant’anni di storia soltanto la sopraffazione, la violenza e l’orrore.

Anna non ci propone nessuna teoria politica o sociologica, ad Anna interessano soltanto gli esseri umani. Una incredibile, innata curiosità verso popoli così diversi da noi che accomuniamo troppo spesso in una amalgama di ignoranza e pregiudizio. Francesco ammansisce il lupo di Gubbio, forse perché è un grande santo o forse soltanto perché ha deciso di parlare con il cattivo. Anna ha parlato con i cattivi, perché era convinta che i gesti orrendi che compievano erano il risultato di vite che non avevano conosciuto altro che la violenza. Lei ci fa scoprire che non sono insegnamenti e conferenze a promuovere i cambiamenti negli esseri umani ma l’esempio degli effetti delle azioni positive, quelle che ci fanno vedere come una vita da esseri umani è possibile, ed essa rappresenta il desiderio di tutti.

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Perché continuare a sfidare la morte dopo due attentati continuando a parlare con coloro che volevano ucciderla? Anna non pensa di poter dare lezioni a nessuno, ma ci mostra in concreto quanto il dialogo vince. L’Islam è spesso rappresentato come una comunità di integralisti retrogradi, ma Anna ha conquistato la stima di molti di questi uomini che hanno dato fiducia ad una donna, a una straniera che metteva fiori di plastica sul suo giubbetto antiproiettile. Questi uomini hanno mandato le loro donne a vedere i film che Anna ha proiettato per loro. Se non è l’amore a vincere, certamente il coraggio dell’impegno fa la differenza. Anche un addetto alle pulizie può conquistare una dignità partecipando attivamente alla verifica del primo evento elettorale in un paese nel quale democrazia ed elezioni non avevano mai fatto parte della vita degli uomini.

La lettura delle opere, dei saggi del grande filosofo francese André Glucksmann è difficilissima, anche per gli uomini di cultura. Però se si ascolta la sua bellissima intervista su Youtube, questo grande intellettuale appare di una disarmante semplicità, ci dice che gli uomini, le diversità, si possono superare quando ci si parla.

Non so se Anna Prouse abbia letto questo filosofo, o si sia ricordata del lupo di Gubbio, perché lei ha trovato il coraggio nel fare quello che sentiva.

Nel suo più recente libro “Le labyrinthe des egares: l’occident et ses adversaires” di Amin Maalouf, l’Epilogo è straordinario, non solo perché testimonia la speranza, ma perché inizia con una frase di Shakespare da ‘La Tempesta’: “la storia è il prologo, ma il futuro dipende da voi e da me”.

E noi ci auguriamo che il futuro di questo mondo incerto e confuso dipenda da donne come te, Anna, e da coloro che vorranno fare qualcosa, qualche piccolissima cosa, per garantire ai nostri figli, il mondo umano nel quale hai creduto.

Foto di apertura dell’autore